Storia della lacca veneziana

Per capire il mobile laccato veneziano è necessario conoscere la società e gli ambienti per i quali è stato creato. Vicina ormai al tramonto, Venezia nel XVIII secolo è più che mai il centro internazionale della ricchezza e dei piaceri mondani. Principi e sovrani vi soggiornano a lungo alloggiando in stupendi palazzi sul Canal Grande, ospiti contesi tra feste, banchetti e balli mascherati. L’allegra società veneziana, fu la prima a seguire la moda francese abbandonando la pesantezza del barocco; la moda parigina influenza lo stile di vita che diventa più attento alla socievolezza, alla smania di divertimento, al gusto estetico che chiaramente prende connotati tutti particolari. I palazzi diventano luoghi di ricevimento, di incontri galanti, luoghi dove condividere momenti importanti, momenti dedicati alla musica o a diplomatici incontri tra la nobiltà.

Per offrire ai veneziani questi ambienti lussuosi, allegri e armoniosi, collaborano una serie di artisti, abilissimi artigiani che, dopo lunga preparazione e tirocinio, danno libero sfogo alla loro creatività che riesce a raggiungere livelli incredibili. Il loro lavoro creò degli ambienti meravigliosi, ricchi di fascino; i soffitti dipinti dal Tiepolo o da Guardi sono incorniciati da ricchissimi stucchi che scendono sulle pareti a riquadrare specchiere di Murano per incontrarsi poi nelle boiserie dove appoggiano i mobili, protagonisti indiscussi. In tutta Europa, la moda del tempo, con uno sguardo ad Oriente, interpretò l’arte della laccatura ognuno a proprio modo. A Venezia, il “depentore” inventa una tecnica che riassume il fascino dell’esotico e l’estro tipico delle genti della laguna veneta, primeggiando senza alcun dubbio sulle altre interpretazioni.

Il “depentore” diventa quindi indispensabile, tutti lo cercano per abbellire i più fastosi palazzi, per stupire così tutti gli ospiti soprattutto quelli internazionali. Caratteristici dell’epoca sono mobili come il “trumeau”, il “bureau”, i cassettoni, credenze, letti e comodini, specchiere, fondi sala, specchierine da toeletta. L’artefice trova modo di rivelarsi in una molteplice varietà di superfici. La tecnica, piuttosto semplice, ma che richiedeva una grande abilità veniva eseguita come descritto da Morazzoni in questo modo: l’artefice doveva prima di tutto accuratamente levigare la superficie lignea, sulla quale poi si stendeva un sottilissimo strato di pastiglia ottenuta sciogliendo nella colla del gesso finissimo; una volta ben essiccato, con fine carta vetrata e con l’agata era lisciato, levigato in modo di togliere ogni minima asperità e acquistare al tatto una caratteristica morbidezza; i laccatori più abili e coscienziosi, seguendo una tecnica da secoli rivelata dagli orientali all’Europa, sulle superfici da laccare, con colle molto tenaci, applicavano delle sottilissime tele di lino che neutralizzavano gli effetti delle contorsioni del legno in seguito a variazioni atmosferiche; allora si iniziava l’opera di decorazione, prima col dare la tinta del fondo, poi col dipingervi a tempera i soggetti desiderati; ottenuta la completa essicazione delle pitture, il laccatore le difende sotto molteplici strati di “sandracca” che era una vernice densa, viscosa, di colore ambrato, ottenuta generalmente facendo sciogliere nello spirito la gomma lacca. Era necessario verniciare l’oggetto fino a diciotto volte, facendo essiccare perfettamente ogni strato in modo che non apparisse la minima traccia del più fine pennello. Inizialmente su fondi colorati venivano eseguite decorazioni di cineserie incorniciate da leggiadre volute, raffinati paesaggi con pagode e delicate figure con abiti e cappelli orientali.

Nonostante la rigorosa interpretazione, l’artefice veneziano trova pian piano il modo di liberare il suo estro. Alle scenette esotiche si uniscono intagli e dorature di grande effetto che sommate al tema orientale danno un risultato tutto particolare, estroso e fantastico. Verso la metà del secolo il “depentore” ormai espertissimo imitatore della lacca “alla cinese”, diventa più libero, dipinge con più fantasia aggiungendo alle scenette esotiche, scene tipiche del vedutismo veneto, prende spunti da Marco Ricci, dallo Zuccarelli e dallo Zais. I personaggi non sono più solo orientali, su paesaggi tipicamente veneti ci sono personaggi dell’Arcadia, pastorelle, pescatori, cacciatori, dame e cavalieri; in alcuni casi anche personaggi mitologici o figure angeliche circondate da fiori e pizzi. I fiori diventano i grandi protagonisti di tutte le decorazioni laccate, alimentando una costante festosità che ancora oggi ci affascina. In credibilmente belle sono le specchiere dove il laccatore dimostra la sua eccezionale bravura nello stendere la lacca sulle superfici più frastagliate, nei riccioli e nei meandri più elaborati, sulle esili volute che sporgono dipartendo dalla cornice vera e propria. Particolarmente intriganti sono le specchierine da toeletta che nascono da appoggio per essere circondate da cofanetti, guantiere, porta-nei, spazzole, tutte rigorosamente dipinte liberando la fantasia e l’estro e quindi con un risultato estremamente accattivante.

Una originale invenzione dei “depentori” fu la “lacca o arte povera”. Il nuovo metodo di decorazione era stato studiato per far fronte alla pressante richiesta di oggetti laccati che per difetto di personale addestrato all’arte della laccatura, trovava una valida soluzione in quanto era più veloce e non richiedeva una grande abilità. Il procedimento si fonde sulla sostituzione del disegno dipinto e laccato con ritagli di calcografie e xilografie a colori o bianco e nero poi colorate dai decoratori; queste stampine venivano incollate sulle superfici e incorniciate con ornati tracciati a mano o ritagliati da altre stampe e ricoperte da una leggera laccatura. Le lacche a decorazione cartacea richiedevano evidentemente meno bravura di quelle disegnate a mano, ma spesso la bellezza delle calcografie e la perizia dei “depentori”, portarono a risultati tali da reggerne il confronto. A Venezia, oggi, è possibile ammirare alcuni arredi laccati al Museo di Ca’ Rezzonico che raccoglie alcuni importanti mobili provenienti dal palazzo Calbo Crotta sul Canal Grande. Inoltre alcuni esemplari si trovano al Museo del Castello Sforzesco e in molti Musei civici italiani.

Personalmente oggi, noi ereditiamo la passione per la lacca veneziana da quattro generazioni di antiquari particolarmente attenti a questo tipo di ricerca e di diffusione; il collezionista, che si avvicina a questa tipologia di arredi, finalizza il suo acquisto a possedere un oggetto di grande importanza e interesse artistico da accostare ad altri di diversa connotazione. Il mobile laccato veneziano, che sia una poltrona, un cassettone, un vassoio o una specchierina viene cercato e visto con l’occhio di chi sa guardare un’opera d’arte e non un solo elemento d’arredo per quanto lussuoso esso sia. Sicuramente la rarefazione degli oggetti e l’evoluzione del gusto ci ha portato a cambiare punto di vista che nulla toglie, anzi aggiunge importanza a quello che rimane di meravigliose “idee” di nostri predecessori, ignari della loro ineguagliabile unicità.